Vesuvius: the reality that the National Geographic doesn't know : 無料・フリー素材/写真
Vesuvius: the reality that the National Geographic doesn't know / Chiara Marra
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説明 | The Vesuvius is one of the most interesting active explosive volcano on the Earth famous for the eruption of 79 A.D that destroyed Pompeii and Ercolanum not so far from Naples in Campania, South Italy. This month, a National Geographic article by Steven S. Hall about the Vesuvius makes here in Campania region a big misunderstanding and fears among people even that civil organizations has to send an SMS alert to people in towns under Vesuviius that the situation were undercontrol and no imminent eruptions going to arrive for calm a big volcano-psychosis .Where is the situations? What was about the NG article?Giuseppe Mastrolorenzo, a volcanologist. of Vesuvian Observatory tells about an ancient eruption of 1780 b.J called “the eruption of Avellino pomice – an event didn’t preserve by the historical memory ( I that I live in Avellino -about 80 km from Naples - I don’t know about any documentation here). After a long focus on this event full of archeoogy history, Mastrolorenzo declare that if from the eruption of Avellino pomice to the eruption of 79A.D, about 2000 years are passed, a new strong plinian eruption should blow up in these years.Ancient people of our land, remember about a soft eruption of the volcano in 40’s during the Second World War, while American troups flew over this land. From this eruption we preserve some memories of a dark sky full of black ashes and a urban road surfacing made by lava and a big build activity that in these years create a lot of houses on the green mountainside of the Vesuvius.But according to Mastrolorenzo, if between the two big Vesuvius explosions of 1780 b.J and 79 A.D, about 2,000 years are passed, a new strong dangerus volcano activity can rise up soon while his doubt on a good emergency plan of escape are expressed in the article.At the moment, the plan put in a “red zone” 18 town for a total of 600,000 people. But, however, Marcello Martini, the president of the Vesuvius observatory, criticizes the words of Mastrolorenzo: the sofisticated instruments don’t evidence the possibility of a dangerous eruption now and the security plan is good and the volcano is always under control. The statistics show that the only the 1% of possibilities declares that a plinian eruption so strong as in the 79 a.J will be possible.Actually, the people involves in the red zone, can receive a bonus of 30,000 euros from the region authority for immigrating in another town and buy a new house far from the volcano: but people of the aerea protest for the less value of this offer . But it’s true that the interior of rural zone and residencial one as in the town near by Avellino and Benevento are full of people from this zone. But in really habitants denounce that these people buy a home for having money, after they don’t go away by their hometown and use their new house for weekend in mountain or for earn money renting out their apartments or villas while local people complain them for the general inflation of the value of apartments. If in the downtown of Avellino in 1990 you could pay abot 75 euros for a meter , now you spend 2500 euros. * you can read the National Geographic article here www7.nationalgeographic.com/ngm/0709/vesuvius/vesuvius.html******* Il Vesuvio attivo? Lo ricorda chi ha più di 60’ anni e che negli anni 40’ lo vide eruttare durante la guerra tra un cielo nero e la coltre di cenere che arrivò fino ai paesi dell’interland irpino e beneventano, episodio da cui, l’enorme strato di lava raffreddata permette oggi di coprire la produzione di basoli in pietra lavica per la pavimentazione urbana. Ma anni fa su Raitre, Gaia mandò in onda una simulazione dell’eruzione del Vesuvio del 79 d.c, qui in Campania ci fu uno di quei sentimenti di emozione incontrollabile sull’orda del “se è accaduto potrebbe riaccadere”. Oggi, sulla scia di un lungo articolo di Stephen S.Hall che fa da copertina al National Geographic di Settembre, le leggende metropolitane e i misunderstanding su un’imminente eruzione del Vesuvio e di un piano di evacuazione insufficiente. Per districare i nodi dal pettine, andiamo a monte. Cosa c’è scritto in questo benedetto articolo del National? Giuseppe Mastrolorenzo, vulcanologo dell’osservatorio vesuviano, descrive una strabiliante scoperta archeologica di alcuni scheletri risalenti ad un eruzione del Vesuvio molto prima del famigerato 79 d.c: l’eruzione in questione è “l’eruzione delle pomici di Avellino” di 3.780 anni fa, risalente cioè all’età del bronzo. Un eruzione che, io che abito nel pieno del centro di Avellino non avevo mai sentito e di cui in effetti non si parla: Mastrolenzo dichiara che in quell’eruzione 100.000 tonnellate al secondo di roccia surriscaldata all’altezza di 35 mila metri fuoriuscirono dal Vesuvio. Dopo una lunga disquisizione sull’argomento, Mastrolenzo giunge alla sua tesi: se, dal 1780 a.c (anno dell’eruzione delle pomici di Avellino) al 79 d.c, passano 2.000 anni, una prossima eruzione catastrofica potrebbe presto verificarsi. Mastrolorenzo come Sheridan si dichiarano poi perplessi sul piano di evacuazione: 600 mila persone fanno parte dei comuni della zona rossa, alle pendici del vulcano, quelle per cui i piani della Protezione Civile hanno adoperato piani di fuga ad alto livello anche se Mastrolorenzo si dichiara scettico di una prova di fuga se, si tratta di fuggire all’improvviso tra una comune giornata di traffico napoletano. Una dichiarazione che ha messo talmente in allerta i cittadini interessanti tanto che, onde evitare la sindrome da Vesuvio ha messo in moto chi di dovere per inviare a tutti un SMS per scongiurare l’imminenza del pericolo, quello che, direttamente sul Natonal Geographic Enzo Boschi, presidente dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia definisce un allarmismo inutile visto che un’eruzoine come quelle citate ha l’1% di possibilità di verificarsi. Intanto sulla stampa le voci si rincorrono: Singolare che il National Geographic metta in discussione il piano di evacuazione che è stato aggiornato proprio lo scorso anno dalla protezione civile nazionale e che noi abbiamo recepito".A dirlo è l'assessore alla protezione civile della Provincia di Napoli, Francesco Emilio Borrelli, commentando l'articolo pubblicato dalla rivista scientifica e che mette in dubbio la validità del piano e annuncia il rischio di un'imminente eruzione del Vesuvio.Se davvero ci sono pericoli imminenti e c'è uno studio scientifico che li prova, allora si dia il tutto alla protezione civile affinché riveda il piano" ha poi sottolineato Borrelli per il quale "non si può ridurre il rischio di un'eruzione al lancio di una monetina, anche perchè, visto che non ci sono eruzioni significative dal 1631, ciò significherebbe che, da allora, se avessimo lanciato una monetina ogni anno, avremmo sempre avuto testa, una cosa smentita da tutte le statistiche.Il Vesuvio è un pericolo con il quale la provincia di Napoli convive da millenni e le Amministrazioni sono impegnate nell'individuare le strategie migliori per ridurre i rischi per la popolazione e per le nostre città" ha aggiunto l'assessore per il quale "non si devono mettere in giro voci che possono creare timori e allarmismi ingiustificati. Comunque, tutti gli studi vanno tenuti nella giusta considerazione e bisogna trarre indicazioni utili a migliorare i piani di emergenza previsti" ha precisato Borrelli aggiungendo che "le Istituzioni devono continuare a lavorare per rendere più sicuro il nostro territorio e per farsi trovare pronti in caso di emergenza” Ha poi sottolineato l'impegno dell'assessorato alla protezione civile che "sta installando in tutti i comuni della zona rossa, quella più a rischio, la segnaletica di emergenza, utilissima in caso di necessità, qualora si dovesse evacuare, nel giro di poche ore, centinaia di migliaia di persone. Provocazione per provocazione, verrebbe da chiedersi: se è vero che c'è il rischio imminente di un'evacuazione, dobbiamo davvero prepararci a lasciare le nostre città; ha poi concluso Borrelli. “Allo stato attuale nessun segnale si registra di una immediata ripresa delle attivita’ del Vesuvio - esplicita Marcello Martini, direttore dell’Osservatorio vesuviano - il nostro e’ un sistema di monitoraggio molto avanzato con turni del personale nell’arco di 24 ore”. Il vulcano partenopeo infatti e’ sorvegliato da una fitta rete di rilevatori sismici e delle deformazioni del suolo con stazioni fisse e mobili, nonche’ telecamere a infrarossi e campagne periodiche di analisi chimiche dei gas e delle fumarole. Barberi poi contrattacca punto per punto le tesi della rivista. “Hanno preso come riferimento l’eruzione pliniana, cioe’ la piu’ pericolosa e quella che si verifico’ nel 79 d.c. - dice - ma quella e’ la meno probabile.Noi invece abbiamo tarato i piani di evacuazione rispetto quella subpliniana, simile a quella del 1631, l’ultima di questo tipo rilevata, che ha un indice di probabilita’ del 30%; la piu’ probabile e’ quella stromboliana violenta, che i dati indicano come possibile al 70%. Dunque la Protezione civile non ha sottovalutato nulla, anzi il contrario. E’ stato preso come paradigma un evento che e’ ragionevolmente il piu’ grave che potrebbe accadere e non il piu’ probabile. Il loro modo di procedere non e’ scientifico, visto che per la comunita’ dei vulcanologi l’eruzione pliniana e’ data all’1%”. Sui rischi per Napoli, l’ex capo della Protezione civile e’ ancora piu’ categorico. “Il nostro scenario di riferimento e’ l’eruzione del 1631 ma aggravata nei fenomeni - esemplifica - le colate piroclastiche non possono interessare Napoli; le ceneri non dovrebbero arrivarvi, perche’ la maggior parte dei depositi geologici della citta’ sono dell’area flegrea e le probabilita’ che in quota spirino venti dal vulcano verso ovest sono sotto l’1% dagli studi sui venti degli ultimi 10 anni; e sarebbe irresponsabile includere la citta’ nel rischio colate di fango”. (AGI)Ma in tutto questo trambusto c’è qualcosa che a molti è sfuggito, una piccola didascalia del National riporta che “La Regione Campania offre incentivi per l’acquisto di una nuova casa ai residenti della “zona rossa” che accetteranno di trasferirsi altrove”. Bene. La regione offre 30.000 euro a chi accetta la proposta, molti lamentano che sia una cifra troppo bassa per investire nel mattone, ma i dati di fatto dichiarano che la diaspora napoletana nella colonizzazione del territorio campano sia cominciata: villette, case e anche i posti al cimitero siano invasi. Ma le cose non quadrano alla perfezione. Chi approfitta dell’incentivo regionale, compra una di queste abitazioni da tenere chiusa: una tenuta giusto per il week end o meglio ancora un’opportunità per instaurare fiorenti contratti di locazione mentre c’è chi si lamenta per gli sforzi immondi che ormai bisogna sottostare per accollarsi un mutuo ( una casa in centro ad Avellino costa ormai 2,400 euro al metro quadro mentre negli anni 90’ bastavano 200mila lire al metro quadro). <> mi confessa Dario che da 12 anni è sposato e da allora ha fittato una casa che gli costa 1.200 euro di affitto al mese, <>. Ma c’è da dire che, con la storia dell’ICI da pagare sulle seconde case, il trucco di intestare una casa alla moglie e una al marito facendo risultare entrambe prima casa è una cosa risaputa. Vesuvio o non Vesuvio, questo è il giro di valzer campano. This article of mine appears in english on www.nowpublic.com/press/vesuvius-eruption-real-situation-...and in italian on www.chiaramarra.splinder.com/post/13795886/L'Eruzione+del... |
撮影日 | 2007-08-22 11:54:08 |
撮影者 | Chiara Marra |
タグ | |
撮影地 | |
カメラ | NIKON D80 , NIKON CORPORATION |
露出 | 0.005 sec (1/200) |
開放F値 | f/7.1 |
焦点距離 | 18 mm |